Avvolta da un
mantello di nubi, seduta su questo scoglio, vedo ciò che è rimasto
mi si stringe il cuore.
Osservo quello che è
rimasto dopo il passaggio dello tsunami ed è terrificante
comprendere come tutto possa cambiare nell'arco di poco tempo.
Quel porticato a
ridosso del mare era tutto per me e adesso non c'è più!
Il legno putrido,
spaccato, continua a sgretolarsi portando con se quelle minime parti
rimaste miracolosamente intatte.
Chiudo gli occhi ed
è come se lo vedessi ancora li, in tutto il suo splendore.
Era una piattaforma
di legno scuro, poggiata sulla duna di sabbia.
Un legno pregiato
scelto con cura e pagato a peso d'oro perché volevo che fosse tutto
impeccabile. Al centro di questa piattaforma un gigantesco letto
matrimoniale, con un materasso bianco di pelle per distendermi in
quelle giornate calde, ed essere baciata dal sole e della brezza del
mare sospinta dal vento. Era il mio rifugio anche in quei pomeriggi
in cui il tempo ombroso e cangiante infondeva in me tristezza e
malinconia e lo stesso vento trasportava paure, nuove ma soprattutto
vecchie.
Un porticato che
fungeva da tetto, da focolare, forse anche da mamma per ripararsi e
sentirsi al sicuro!
Ai lati delle tende
anch'esse bianche sospinte in alto dalle raffiche di vento, a volte
tenue, a volte violante. Erano una forza della natura perché si
piegavano ma non si spezzavano. Mai uno strappo, mai una ferita
apparente.
Rimanevo ore e ore a
oziare su quel materasso, godendo del panorama mozzafiato che si
prospettava davanti ai miei occhi.
Mi piaceva
trascorrere li i miei pomeriggi perché finii per parlare con quel
vento e alle volte avevo anche la sensazione che mi rispondesse. Mi
capiva, mi lasciava spazio per intavolare discorsi a volte banali, a
volte profondi come quelli sul senso della vita, la mia in
particolare.
Lui soffiava e io
rimanevo li ad ascoltarlo perché tutto ciò che percepivo sapeva di
saggio, di intelligente e interessante.
Il vento era la mia
famiglia e sapeva strattonare la mia anima, il mio cuore e anche la
mia mente.
E non esitava a
rimproverarmi anche con tono abbastanza deciso e duro come quello di
un padre, quando mi perdevo in insulti pensieri fallimentari o in
qualche ragionamento poco maturo per la mia età e la mia
intelligenza.
Un giorno però ha
smesso di venirmi incontro. Ero li ad aspettarlo con la felicità nel
cuore e la voglia di trascorrere il pomeriggio con lui, raccontando
la mia serenità e la mia vita che ad un tratto sembrava andare per
il verso giusto.
Ma lui non
c'era….soffiava ma non nella mia direzione. Non era li ad
attendermi, anzi mi trattava come se non fossi proprio presente.
Dialogava con il
mare e mi lasciava indifferente.
Senza nemmeno
sospirare capii di essere di troppo e, voltandomi più volte, girai i
tacchi e tornai da dove ero venuta.
Passarono i giorni e
stentavo a tornare al mio porticato. La delusione era stata talmente
tanta che preferivo rimanere nella mia solitudine, versando lacrime
interiori per non essere vista da alcuno e godendomi quegli attimi di
felicità che si prospettavano dopo tanto tempo.
Passerà mi
ripetevo…. Tornerà a soffiare per me e a scompigliarmi i capelli
come la carezza di un umano.
E intanto in ogni
gesto le sue raffiche erano sempre presenti e destabilizzavano le
miei giornate, i miei pensieri, i miei sentimenti.
Si era offeso perché
avevo fatto una scelta diversa da quella che lui si sarebbe aspettato
da me. Era indifferente perché deluso e io mi comportavo come uno
specchio, ricambiando la stessa indifferenza, e apparendo poco
interessata.
Mi mancava… era un
vuoto inesorabile, ma la parte più egoista di me diceva “non ti
curar e passa”. Pensa a te stessa, al tuo momento sereno, ma non ce
la facevo. Fingevo di dar retta all'egoismo, apparivo io stessa
egoista, ma non era cosi.
Oggi, all'indomani
dello tsunami mi sento io la vera catastrofe naturale.
Vorrei tornare
indietro, molto indietro nel tempo, fino all'attimo prima di ideare
la mia palafitta e bloccarmi esattamente li.
Vorrei non aver mai
dato vita a questo progetto, vorrei tornare indietro, ma indietro non
si torna e avanti… be senza la spinta del vento io non so andare
avanti!