Nel 18…e qualcosa, in
Inghilterra, la regina Victoria ha conosciuto il vero amore, quello che viene
narrato ad ogni bambina leggendole una favola.
Una giovane donna, regina al trono,
forte e decisa alla guida di una nazione che incontra per caso un giovane
altrettanto bello e forte, nonché erede al trono di un’altra nazione, di cui se
ne innamora già al primo sguardo per i modi di fare, per l’imbarazzo che si
crea, per i discorsi dolci e senza uno specifico doppio senso.
Altrettanto forte come moglie e madre,
emblema di donne come poche, ispiratrice di una intera generazione di Milady
che purtroppo non ha avuto le stesse fans all’epoca di Facebook e Instagram.
Dopo di lei, Elisabetta, stessa tenacia,
uguale carattere, uguale forza. Credo fermamente che l’Inghilterra debba il suo
splendore proprio alle due regnanti più longeve delle storia, alla loro potenza
e fermezza, alla loro grandezza.
Entrambe hanno conosciuto il vero amore,
quello che toglie il fiato ad ogni respiro, quello che uccide piacevolmente ad ogni
sguardo, quello che lacera con petali di rose il cuore ad ogni singola parola;
l’amore che riempie il cuore, gli occhi, le labbra. L’amore come comprensione, sopportazione
silenziosa, stima, elogio, felicità, fedeltà, ma soprattutto complicità e
affetto.
Un amore dunque che oggi è solo
lontanamente pensabile in qualsiasi coppia che si definisca tale.
Siamo tornati in un’epoca in cui è l’edonismo
a far da padrone: siamo tutti un po’ dei “D’Annunzi” che pensano a soddisfare e
placare il proprio piacere, qualunque esso sia; ciascuno impegnato nella
propria battaglia della popolarità, quella dell’IO sopra ogni cosa, quella dell’IO
migliore di qualunque cosa.
Siamo talmente occupati ad amare noi
stessi, ciascuno a proprio modo, che ci dimentichiamo della persona che abbiamo
al nostro fianco, la stessa persona che abbiamo “scelto” per la naturale indole
del o al completamento.
È infatti la natura a spingerci verso il
sesso opposto come se fossimo dotati di cariche opposte che per la fisica
inevitabilmente si attraggono. Ci uniamo per inerzia, per abitudine forse, o
semplicemente per seguire la natura, l’indole, l’istinto.
Una volta il comportamento dell’uomo era
giustificato dall’appellativo primitivo, privo di qualunque tipo di
razionalità. Studi scientifici hanno poi dimostrato che l’uomo è in realtà
dotato di quella razionalità, di una intelligenza in grado di discernere il
bene dal male, il giusto dallo sbagliato, il vero dal falso.
In realtà credo che questa intelligenza
sia solamente il frutto del caso: i ricercatori probabilmente si saranno
trovati al posto giusto nel momento giusto, esattamente nell’istante in cui il
caso ha voluto che l’uomo si comportasse in un determinato modo; in caso
contrario non si spiegherebbe il perché gli uomini commettano degli errori. Dove
era in quell’esatto momento l’intelligenza?
È pertanto corretto pensare che l’intelligenza
funzioni solamente due volte su mentre
per tutte le altre volte il meccanismo si inceppi vergognosamente?
L’istinto è allora quello di pensare a
noi stessi, pur sempre con una persona al nostro fianco: si spiegherebbe cosi
il perché ai buffet si vada in compagnia ma ciascuno pensi a riempire il
proprio di piatto o il perché si pensi prima a sfamare noi stessi e, solo in un
secondo momento, FORSE, il proprio partner.
Ciò che mi risulta estremamente alieno è
invece il rapporto madre- figlio in cui, nella maggior parte dei casi, l’egoismo
è al quanto assente o inverso.
La madre pensa prima ai fabbisogni dei
figli, e solo dopo al proprio.
L’egoismo è in senso inverso: dal figlio
verso la madre e lo si dimostra inconsciamente dai primi mesi di gestazione: si
mangia togliendo alla madre, si provoca alla madre per la sola “voglia” di
uscire fuori, si sottrae tempo al sonno della madre per la nostra “ingordigia”
di voler mangiare ogni tre ore scarse.
Forse allora l’egoismo è insito nella
natura dell’uomo; ciascuno di noi nasce, cresce e muore egoista.
E si riversa tutto inesorabilmente nell’amore:
sarebbe bello che qualcuno si prendesse cura di noi hanno fatto a suo tempo le
nostre mamme, ma il discorso ruota sempre intorno allo stesso punto: nella
coppia entrambi pretendono egoisticamente l’amore delle rispettive madri…
È un cerchio che non ci chiuderà mai o
rare volte!