Sto leggendo un
libro e pagina dopo pagina il mio respiro cambia velocemente il suo ritmo passando
da regolare, a tratti lento, a molto oscillante, eccessivamente rapido.
Ogni frase
avvolge la mia mente e incanta la mia anima e con la matita sempre a portata di
mano sottolineo prima una riga, poi un’altra e un’altra ancora e ad ogni tratto
mi soffermo con gli occhi rivolti nel vuoto e penso che quelle parole siano la
realtà, la mia realtà.
Non è un romanzo
ne un libro di qualsivoglia genere; è un libro di vita nato con scopi didattici
che a mio parere dovrebbe essere sottoposto alla lettura di ciascuno di noi perché
incarna l’essere, anzi l’essenza di ogni uomo.
I temi
affrontati sono i più svariati, gli stessi che nell’arco di vita ciascuno di
noi è chiamato a svolgere in maniera più o meno consapevole, o comunque con più
o meno difficoltà.
L’amore, l’eterna
ricerca della felicità, la schiavitù dalla tecnologia: tutto trattato con un
taglio concreto, reale, tangibile come se potessimo toccarlo allungando un solo
dito. Un continuo sussurrare frasi come “è esattamente cosi”… “è esattamente
ciò che sta succedendo a me o ad una amica o una conoscente”.
Un libro
moderno, contemporaneo ma anche ricco di una componente del passato, con un
velo prettamente nostalgico di riferimenti ai valori tradizioni, quelli che
molti considerano passati o obsoleti, come la famiglia, i valori, la tradizione
in sé e per sé.
I miei occhi
brillano ad ogni singola riga e il cuore sobbalza ad ogni verità recondita che
la luce della quotidianità cela abilmente.
L’identità per
esempio… cos’è l’identità? È tutto ma può anche non significare niente.
Abbiamo riflettuto
mai sul fatto che ciascuno di noi oggi ha difficoltà a dipingere una propria
identità? “Le identità sono vestiti da
indossare e mostrare, non da mettere da parte e tenere al sicuro” si legge. Scatta
in me di conseguenza la fatidica domanda personale che analizza me e me nel
contesto in cui vivo. Chi sono io? Sono sempre la stessa donna in ogni
circostanza o la mia identità varia ad ogni rintocco del cambiamento o dell’avvenimento?!
Chi siamo noi,
giovani impauriti da un futuro “che non è più una promessa ma una minaccia, che
ha creato un’impossibilità di progettare e dare un senso di continuità a ciò
che invece dovrebbe avercelo, come la nostra identità”.
Una società
bloccata dalla paura che genera ansia e dalla quale a sua volta scaturiscono
sentimenti paranoici e in questa nuvola di angoscia, fobia e paura di un
pericolo imminente “diventiamo sospettosi di amici ed inevitabilmente di nemici”,
viviamo un legame in maniera patologica, perseguitati e non amati dall’altro.
E ancora una società
di giovani privi di speranza, dominata da un individualismo becero e serrato, dal
“comunitarismo tribale” e come indigeni avidi di potere cerchiamo di accentuare
il nostro Io, di creare un mondo fatto di soli IO, anche incorrendo nella
solitudine dal momento che nessuno esiste per l’altro.
Diciamo continuamente
di non avere tempo; tempo per andare
a trovare i nostri genitori, tempo per andare a trovare gli anziani nonni,
tempo da dedicare alla cura delle persone, eppure trascorriamo tantissimo tempo
a chattare su siti online o sui social network. Ci alziamo la mattina con il
pensiero di scorrere le bacheche virtuali assetati dalla voglia di sapere cosa
sia successo nelle ore notturne, e ignari dello scorrere del tempo facciamo
tardi al lavoro, a scuola, ad una riunione, perdiamo il treno o magari corriamo
come forsennati con l’auto per riuscire a prendere quell’unica coincidenza che
ci farebbe arrivare in orario al nostro appuntamento. E non riusciamo neppure ad
addormentarci senza dare un’ultima occhiata ai social, possibilmente augurando
la buonanotte a qualche amica/o virtuale o lasciando qualche apprezzamento che
faccia breccia nei sogni del destinatario. E possibilmente qualche istante
prima ci eravamo allontanati frettolosamente dagli amici o dalla famiglia, dir poco scappando, con la furia di
addormentarsi in orario per godere delle necessarie ore di sonno.
La parola d’ordine
della nostra vita è diventata connessione; internet è il luogo dove ormai
trascorriamo la nostra vita senza più distinguere il virtuale dal reale; in tal
senso ci disorientiamo e non riusciamo a gerarchizzare, ad attribuire la giusta
priorità alle differenti finestre di opportunità che si aprono davanti ai
nostri occhi.
E l’amore
allora? Non ha alcuna speranza?
Si, il suo
destino è a dir poco segnato. L’uomo è ormai privo di sentimenti che ha
facilmente sostituito con la ricerca spasmodica del piacere infinito fatto di
corpi statuari debitamente scolpiti dalla chirurgia estetica, di sesso privo di
regole e certamente di sentimento.
“Solo quando l’amore
sarà considerato come un dono , l’uomo potrà dare un senso alla propria
esistenza”, cosi cita il libro. “Il dono ha come fine l'uomo, non si serve dell'uomo. Il dono
scardina l'Io dando un senso all'altro... Nel dono si comincia a sentire il
respiro dell'altro e tutto diventa ciò che normalmente non è. Senza il dono non
c'è l'altro, senza l'altro non c'è identità ".