martedì 22 maggio 2018

"Senza il dono non c'è l'altro, senza l'altro non c'è identità"



Sto leggendo un libro e pagina dopo pagina il mio respiro cambia velocemente il suo ritmo passando da regolare, a tratti lento, a molto oscillante, eccessivamente rapido.
Ogni frase avvolge la mia mente e incanta la mia anima e con la matita sempre a portata di mano sottolineo prima una riga, poi un’altra e un’altra ancora e ad ogni tratto mi soffermo con gli occhi rivolti nel vuoto e penso che quelle parole siano la realtà, la mia realtà.
Non è un romanzo ne un libro di qualsivoglia genere; è un libro di vita nato con scopi didattici che a mio parere dovrebbe essere sottoposto alla lettura di ciascuno di noi perché incarna l’essere, anzi l’essenza di ogni uomo.
I temi affrontati sono i più svariati, gli stessi che nell’arco di vita ciascuno di noi è chiamato a svolgere in maniera più o meno consapevole, o comunque con più o meno difficoltà.
L’amore, l’eterna ricerca della felicità, la schiavitù dalla tecnologia: tutto trattato con un taglio concreto, reale, tangibile come se potessimo toccarlo allungando un solo dito. Un continuo sussurrare frasi come “è esattamente cosi”… “è esattamente ciò che sta succedendo a me o ad una amica o una conoscente”.
Un libro moderno, contemporaneo ma anche ricco di una componente del passato, con un velo prettamente nostalgico di riferimenti ai valori tradizioni, quelli che molti considerano passati o obsoleti, come la famiglia, i valori, la tradizione in sé e per sé.
I miei occhi brillano ad ogni singola riga e il cuore sobbalza ad ogni verità recondita che la luce della quotidianità cela abilmente.
L’identità per esempio… cos’è l’identità? È tutto ma può anche non significare niente.
Abbiamo riflettuto mai sul fatto che ciascuno di noi oggi ha difficoltà a dipingere una propria identità?  “Le identità sono vestiti da indossare e mostrare, non da mettere da parte e tenere al sicuro” si legge. Scatta in me di conseguenza la fatidica domanda personale che analizza me e me nel contesto in cui vivo. Chi sono io? Sono sempre la stessa donna in ogni circostanza o la mia identità varia ad ogni rintocco del cambiamento o dell’avvenimento?!
Chi siamo noi, giovani impauriti da un futuro “che non è più una promessa ma una minaccia, che ha creato un’impossibilità di progettare e dare un senso di continuità a ciò che invece dovrebbe avercelo, come la nostra identità”.
Una società bloccata dalla paura che genera ansia e dalla quale a sua volta scaturiscono sentimenti paranoici e in questa nuvola di angoscia, fobia e paura di un pericolo imminente “diventiamo sospettosi di amici ed inevitabilmente di nemici”, viviamo un legame in maniera patologica, perseguitati e non amati dall’altro.
E ancora una società di giovani privi di speranza, dominata da un individualismo becero e serrato, dal “comunitarismo tribale” e come indigeni avidi di potere cerchiamo di accentuare il nostro Io, di creare un mondo fatto di soli IO, anche incorrendo nella solitudine dal momento che nessuno esiste per l’altro.
Diciamo continuamente di non avere tempo; tempo per andare a trovare i nostri genitori, tempo per andare a trovare gli anziani nonni, tempo da dedicare alla cura delle persone, eppure trascorriamo tantissimo tempo a chattare su siti online o sui social network. Ci alziamo la mattina con il pensiero di scorrere le bacheche virtuali assetati dalla voglia di sapere cosa sia successo nelle ore notturne, e ignari dello scorrere del tempo facciamo tardi al lavoro, a scuola, ad una riunione, perdiamo il treno o magari corriamo come forsennati con l’auto per riuscire a prendere quell’unica coincidenza che ci farebbe arrivare in orario al nostro appuntamento. E non riusciamo neppure ad addormentarci senza dare un’ultima occhiata ai social, possibilmente augurando la buonanotte a qualche amica/o virtuale o lasciando qualche apprezzamento che faccia breccia nei sogni del destinatario. E possibilmente qualche istante prima ci eravamo allontanati frettolosamente dagli amici o dalla famiglia,  dir poco scappando, con la furia di addormentarsi in orario per godere delle necessarie ore di sonno.
La parola d’ordine della nostra vita è diventata connessione; internet è il luogo dove ormai trascorriamo la nostra vita senza più distinguere il virtuale dal reale; in tal senso ci disorientiamo e non riusciamo a gerarchizzare, ad attribuire la giusta priorità alle differenti finestre di opportunità che si aprono davanti ai nostri occhi.
E l’amore allora? Non ha alcuna speranza?
Si, il suo destino è a dir poco segnato. L’uomo è ormai privo di sentimenti che ha facilmente sostituito con la ricerca spasmodica del piacere infinito fatto di corpi statuari debitamente scolpiti dalla chirurgia estetica, di sesso privo di regole e certamente di sentimento.
“Solo quando l’amore sarà considerato come un dono , l’uomo potrà dare un senso alla propria esistenza”, cosi cita il libro. Il dono ha come fine l'uomo, non si serve dell'uomo. Il dono scardina l'Io dando un senso all'altro... Nel dono si comincia a sentire il respiro dell'altro e tutto diventa ciò che normalmente non è. Senza il dono non c'è l'altro, senza l'altro non c'è identità ".