Essere Elisabetta è il nuovo mood del
momento. Essere Elisabetta come la regina d'Inghilterra, invidiabile
certamente per la sua regalità e certamente per la sua invidiabile
longevità.
Chi ha visto il film dedicato alla
matriarca non ha potuto che apprezzare il carattere di questa donna,
interpretata magistralmente da una Claire
Foy
perfettamente calata nel personaggio: una forza tale da farla
apparire una lastra di ghiaccio, impenetrabile, infrangibile, ma allo
stesso tempo fragile e talvolta insicura, tratti tipici di ogni
donna, di quelle che piangono sotto la doccia per confondere le
proprie lacrime con lo scorrere dell'acqua corrente; di quelle che
nonostante distrutte da una vita troppo ardua appaiono come rose
appena colte, di un colore rosso ciliegia per via del loro rossetto
acceso, quasi a voler essere una armatura perfetta e illesa o forse
una corazza che decanta le loro vittorie, la loro supremazia sul male
del mondo, della società e forse anche dell'uomo con cui condividono
il letto nuziale!
Ma nella nuova epoca “c'è una nuova
regina in città” per dirla con una celebre frasi di un qualche
film. “Un fiore nato dal letame”, sempre per utilizzare una nota
canzone, e non una metafora in senso dispregiativo o negativo, ma una
frase per indicare una donna che ha usato gli attributi, ma ancor
prima la testa, che ha creato il suo impero dal nulla e adesso lo ama
e per questo prospera.
Lei è Elisabetta Franchi e per chi non
la conoscesse (dubito fortemente) è una delle stiliste italiane più
apprezzate nel campo della moda. Una tipetta niente male che ho avuto
modo di attenzionare grazie all'uso dei social media e in particolare
di instagram, il mezzo che lei utilizza “ovunquemente” e
“comunquemente”.
Se vuoi conoscere la signora Franchi
basta seguire le sue storie e lei ti ingloberà nella sua vita
facendoti sognare ad occhi aperti, rendendoti parte integrante di
quel sogno che in verità è la sua vita reale e condividendo con te
ogni singolo pensiero, sentimento e azione.
Certe volte scherzando, parlando con le
mie amiche la definisco la mia amica Betta perchè in fondo è come
se mi sentissi facenti parte della sua vita.
Quando sono giù di morale per una
qualche banale motivazione la penso e quasi sovrappensiero apro
Instagram e clicco sulle sue storie perchè sono certa che mi
strapperà un altro sorriso con il suo modo di parlare, quel buffo ma
raffinato accento bolognese, con il suo modo di ballare e cantare in
giro per le stanza della sua #houselacontadina.
Ammiro davvero il suo modo di vivere e
non tanto per le decine di migliaia di euro che le consentono una
vita agiata e senza pensieri su yacht da capogiro o suite d'albergo
di chissà quanti zeri! No.... la ammirò per il suo modo di essere e
non di presentarsi alle persone che sono due cose giacenti ai poli
opposti.Sicura di se, per certi versi sfacciata, maschiaccio ma
elegante e sognatrice, giovane ma con esperienza, simpatica,
pazzerella ma con la testa sulle spalle, una gran bella testa.
E ancora... la sua vivacità, la
positività del suo pensiero e delle sue azioni; il modo di godersi
la vita come se avesse sempre un'età adolescenziale.
La guardo e penso: caspita noi giovani
non riusciamo a goderci un briciolo di vita cosi come ci si presenta.
Sempre insoddisfatti, alla ricerca dell'esilarante attraverso droghe,
alcool, vizi perversi, idee di depravazione, stupri.
Noi giovani che fingiamo di essere
poeti maledetti la cui vita è stata colpita da chissà quale male
incurabile, quando i nostri unici problemi sono scegliere quale jeans
indossare. Noi perseguitati da chissà quale sfiga o malocchio senza
renderci conto che i veri sfigati siamo sempre noi, poveri di
intelletto a credere in queste mere superstizioni.
Noi che non sappiamo appassionarci a
nulla se non ad un videogioco, rigorosamente violento e brutale, o
alle sole partite di calcio, invidiando costantemente quegli uomini
che rincorrono il pallone per la conduzione della loro vita, per la
fama e per questo pensiamo bene di scaraventare la propria
frustrazione attraverso uno stupido gioco chiamato Fantalcalcio in
cui possiamo finalmente ergerci quali allenatori ufficiali dei
giocatori, decidendo se farli giocare o lasciarli in panchina. Eppure
di emularli non se ne parla proprio; di lasciare il letto, il divano
e la routine per praticare uno sport, per dedicarci al nostro
corpo... no per quello non c'è mai del tempo!
Betta invece trova il tempo per fare
tutto questo. La sua giornata comincia presto, o meglio presto per i
ritmi dei giovani abituati a lasciare il letto alle ore
“mezzogiorno”!
Lei inizia alle 7:00 circa dedicandosi
delle ore per il benessere psico-fisico. Cammina, suda, e lo fa con
il sorriso perennemente sulle labbra, felice per quella fatica,
felice per se stessa.
Doccia e via al lavoro nel suo
meraviglioso quartiere dove ciascuno la venera come una dea.
Effettivamente mi sono chiesta se qualcuno possa non sopportarla, in
alcune giornate, perchè ho come l'impressione che la signora
Franchi sia una maniaca della perfezione, del tutto in ordine, una
dittatrice democratica. Ma chissà... questo resta solamente un
dubbio amletico!
Un giorno andai sul sito del marchio in
verità per mandare un cv per una qualche collaborazione (anche
addetta all'aspirapolvere mi sarebbe andato bene) ma purtroppo le
posizioni aperte riguardavano solamente addette al cucito, sarte e
simili e data la mia esperienza con ago e filo in mano pari a zero o
comunque limitata a qualche punto dato (malamente) per recuperare
qualche calzino bucato, ho lasciato perdere la mia ricerca e mi sono
soffermata sul sito di Betta.
Prima la sua storia, poi gli abiti. Gli
occhi ad un tratto presero la forma di cuori scintillanti a dir poco
sognanti.
I suoi abiti sono una delizia per gli
occhi. I colori, i modelli, gli abbinamenti. Una moda alla portata di
tutti con abiti per ogni occasione, una moda elegante e mai volgare,
a volte sobria ca volte con qualche colore troppo “sgargiante”
per i miei gusti, ma pur sempre gradevoli alla vista.
Sfumature, modelli, accessori. Era
tutto meravigliosamente perfetto!
La magia svanì poco per volta
dapprima quando comparvero i prezzi, a dir poco inaccessibili per una
disoccupata come me, la classica trentenne che dopo aver trascorso
una vita sui libri si ritrova ad una età ormai da marito e figli con
una occupazione occasionale, in nero e con un salario che di certo
non può permetterle un abito di Elisabetta Franchi!
Ma quei pantaloni blu a vita alta erano
la fine del mondo: blu notte, un blu perfetto, modello a caviglia; mi
sentivo già dentro quei pantaloni che tra l'altro erano anche in
saldo, ma purtroppo la taglia ultima concepita dagli stilisti è la
48. Troppo rischioso ordinare su internet una 48 di un modello di un
tessuto e di un marchio di cui non si conosce nulla se non la stemma.
E in quel momento avrei voluto scrivere
una lettera a Betta.
Cara Betta, mia amica di Instragram,
non tutte noi donne siamo cosi perfettamente conservate come te e la
regina; non tutte possiamo permetterci un corpo statuario anche dopo
due gravidanze, non tutte abbiamo quello stocco di coscia che ti
ritrovi.
Perchè non ti soffermi un attimo a
pensare anche a noi curvy, con una linea dedicata a noi che seppur
con qualche kg in più amiamo la moda, il vestire bene e vogliamo
essere come le altre, come quegli stuzzicadenti che in spiaggia ci
guardano a mo' di radiografia, che però ci invidiano il seno
prosperoso e il sorriso smagliante, perché noi curvy siamo tutte
sorridenti e solari.
Cara Betta io mi sottoporrei volentieri
alla tua indiscutibile scelta di moda: potrei farti da cavia, non da
modella perché non mi permetterei mai di definirmi tale, ma potrei
prestare il corpo per una giusta causa, quella delle curve, la giusta
causa contro l'anoressia, contro un mondo infelice a causa
dell'emulazione di miti alti 1,70 m e taglia 38, dal girovita da
vespa.
Potrei essere quella giusta causa
contro l'infelicità di tutte quelle ragazze che in leggero
sovrappeso, stanchi delle derisioni dei bulli, ma soprattutto delle
bulle, tentano, alle volte “con successo”, il suicidio, perché
il peso della vergogna è maggiore di quello segnato dalla bilancia,
perché svegliarsi tutte le mattine e dover andare a scuola ad
affrontare nomi come “signora prosciuttona”, “mongolfiera”
non sempre è semplice e non sempre si ha la forza di rimettersi in
piedi.
Ecco cara Betta cosa avrei voluto
scriverti dopo l'umiliazione della taglia 48.
Quindi se non ci hai ancora pensato
dedicati alle curvy, almeno fino alla taglia 50-52, e il tuo nome
sarà rappresentato da donne belle, forti, solari, femminili,
eleganti e non volgari, ma in carne!
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