mercoledì 18 settembre 2019

Essere Elisabetta


Essere Elisabetta è il nuovo mood del momento. Essere Elisabetta come la regina d'Inghilterra, invidiabile certamente per la sua regalità e certamente per la sua invidiabile longevità.
Chi ha visto il film dedicato alla matriarca non ha potuto che apprezzare il carattere di questa donna, interpretata magistralmente da una Claire Foy perfettamente calata nel personaggio: una forza tale da farla apparire una lastra di ghiaccio, impenetrabile, infrangibile, ma allo stesso tempo fragile e talvolta insicura, tratti tipici di ogni donna, di quelle che piangono sotto la doccia per confondere le proprie lacrime con lo scorrere dell'acqua corrente; di quelle che nonostante distrutte da una vita troppo ardua appaiono come rose appena colte, di un colore rosso ciliegia per via del loro rossetto acceso, quasi a voler essere una armatura perfetta e illesa o forse una corazza che decanta le loro vittorie, la loro supremazia sul male del mondo, della società e forse anche dell'uomo con cui condividono il letto nuziale!
Ma nella nuova epoca “c'è una nuova regina in città” per dirla con una celebre frasi di un qualche film. “Un fiore nato dal letame”, sempre per utilizzare una nota canzone, e non una metafora in senso dispregiativo o negativo, ma una frase per indicare una donna che ha usato gli attributi, ma ancor prima la testa, che ha creato il suo impero dal nulla e adesso lo ama e per questo prospera.
Lei è Elisabetta Franchi e per chi non la conoscesse (dubito fortemente) è una delle stiliste italiane più apprezzate nel campo della moda. Una tipetta niente male che ho avuto modo di attenzionare grazie all'uso dei social media e in particolare di instagram, il mezzo che lei utilizza “ovunquemente” e “comunquemente”.
Se vuoi conoscere la signora Franchi basta seguire le sue storie e lei ti ingloberà nella sua vita facendoti sognare ad occhi aperti, rendendoti parte integrante di quel sogno che in verità è la sua vita reale e condividendo con te ogni singolo pensiero, sentimento e azione.
Certe volte scherzando, parlando con le mie amiche la definisco la mia amica Betta perchè in fondo è come se mi sentissi facenti parte della sua vita.
Quando sono giù di morale per una qualche banale motivazione la penso e quasi sovrappensiero apro Instagram e clicco sulle sue storie perchè sono certa che mi strapperà un altro sorriso con il suo modo di parlare, quel buffo ma raffinato accento bolognese, con il suo modo di ballare e cantare in giro per le stanza della sua #houselacontadina.
Ammiro davvero il suo modo di vivere e non tanto per le decine di migliaia di euro che le consentono una vita agiata e senza pensieri su yacht da capogiro o suite d'albergo di chissà quanti zeri! No.... la ammirò per il suo modo di essere e non di presentarsi alle persone che sono due cose giacenti ai poli opposti.Sicura di se, per certi versi sfacciata, maschiaccio ma elegante e sognatrice, giovane ma con esperienza, simpatica, pazzerella ma con la testa sulle spalle, una gran bella testa.
E ancora... la sua vivacità, la positività del suo pensiero e delle sue azioni; il modo di godersi la vita come se avesse sempre un'età adolescenziale.
La guardo e penso: caspita noi giovani non riusciamo a goderci un briciolo di vita cosi come ci si presenta. Sempre insoddisfatti, alla ricerca dell'esilarante attraverso droghe, alcool, vizi perversi, idee di depravazione, stupri.
Noi giovani che fingiamo di essere poeti maledetti la cui vita è stata colpita da chissà quale male incurabile, quando i nostri unici problemi sono scegliere quale jeans indossare. Noi perseguitati da chissà quale sfiga o malocchio senza renderci conto che i veri sfigati siamo sempre noi, poveri di intelletto a credere in queste mere superstizioni.
Noi che non sappiamo appassionarci a nulla se non ad un videogioco, rigorosamente violento e brutale, o alle sole partite di calcio, invidiando costantemente quegli uomini che rincorrono il pallone per la conduzione della loro vita, per la fama e per questo pensiamo bene di scaraventare la propria frustrazione attraverso uno stupido gioco chiamato Fantalcalcio in cui possiamo finalmente ergerci quali allenatori ufficiali dei giocatori, decidendo se farli giocare o lasciarli in panchina. Eppure di emularli non se ne parla proprio; di lasciare il letto, il divano e la routine per praticare uno sport, per dedicarci al nostro corpo... no per quello non c'è mai del tempo!
Betta invece trova il tempo per fare tutto questo. La sua giornata comincia presto, o meglio presto per i ritmi dei giovani abituati a lasciare il letto alle ore “mezzogiorno”!
Lei inizia alle 7:00 circa dedicandosi delle ore per il benessere psico-fisico. Cammina, suda, e lo fa con il sorriso perennemente sulle labbra, felice per quella fatica, felice per se stessa.
Doccia e via al lavoro nel suo meraviglioso quartiere dove ciascuno la venera come una dea. Effettivamente mi sono chiesta se qualcuno possa non sopportarla, in alcune giornate, perchè ho come l'impressione che la signora Franchi sia una maniaca della perfezione, del tutto in ordine, una dittatrice democratica. Ma chissà... questo resta solamente un dubbio amletico!
Un giorno andai sul sito del marchio in verità per mandare un cv per una qualche collaborazione (anche addetta all'aspirapolvere mi sarebbe andato bene) ma purtroppo le posizioni aperte riguardavano solamente addette al cucito, sarte e simili e data la mia esperienza con ago e filo in mano pari a zero o comunque limitata a qualche punto dato (malamente) per recuperare qualche calzino bucato, ho lasciato perdere la mia ricerca e mi sono soffermata sul sito di Betta.
Prima la sua storia, poi gli abiti. Gli occhi ad un tratto presero la forma di cuori scintillanti a dir poco sognanti.
I suoi abiti sono una delizia per gli occhi. I colori, i modelli, gli abbinamenti. Una moda alla portata di tutti con abiti per ogni occasione, una moda elegante e mai volgare, a volte sobria ca volte con qualche colore troppo “sgargiante” per i miei gusti, ma pur sempre gradevoli alla vista.
Sfumature, modelli, accessori. Era tutto meravigliosamente perfetto!
La magia svanì poco per volta dapprima quando comparvero i prezzi, a dir poco inaccessibili per una disoccupata come me, la classica trentenne che dopo aver trascorso una vita sui libri si ritrova ad una età ormai da marito e figli con una occupazione occasionale, in nero e con un salario che di certo non può permetterle un abito di Elisabetta Franchi!
Ma quei pantaloni blu a vita alta erano la fine del mondo: blu notte, un blu perfetto, modello a caviglia; mi sentivo già dentro quei pantaloni che tra l'altro erano anche in saldo, ma purtroppo la taglia ultima concepita dagli stilisti è la 48. Troppo rischioso ordinare su internet una 48 di un modello di un tessuto e di un marchio di cui non si conosce nulla se non la stemma.
E in quel momento avrei voluto scrivere una lettera a Betta.
Cara Betta, mia amica di Instragram, non tutte noi donne siamo cosi perfettamente conservate come te e la regina; non tutte possiamo permetterci un corpo statuario anche dopo due gravidanze, non tutte abbiamo quello stocco di coscia che ti ritrovi.
Perchè non ti soffermi un attimo a pensare anche a noi curvy, con una linea dedicata a noi che seppur con qualche kg in più amiamo la moda, il vestire bene e vogliamo essere come le altre, come quegli stuzzicadenti che in spiaggia ci guardano a mo' di radiografia, che però ci invidiano il seno prosperoso e il sorriso smagliante, perché noi curvy siamo tutte sorridenti e solari.
Cara Betta io mi sottoporrei volentieri alla tua indiscutibile scelta di moda: potrei farti da cavia, non da modella perché non mi permetterei mai di definirmi tale, ma potrei prestare il corpo per una giusta causa, quella delle curve, la giusta causa contro l'anoressia, contro un mondo infelice a causa dell'emulazione di miti alti 1,70 m e taglia 38, dal girovita da vespa.
Potrei essere quella giusta causa contro l'infelicità di tutte quelle ragazze che in leggero sovrappeso, stanchi delle derisioni dei bulli, ma soprattutto delle bulle, tentano, alle volte “con successo”, il suicidio, perché il peso della vergogna è maggiore di quello segnato dalla bilancia, perché svegliarsi tutte le mattine e dover andare a scuola ad affrontare nomi come “signora prosciuttona”, “mongolfiera” non sempre è semplice e non sempre si ha la forza di rimettersi in piedi.
Ecco cara Betta cosa avrei voluto scriverti dopo l'umiliazione della taglia 48.
Quindi se non ci hai ancora pensato dedicati alle curvy, almeno fino alla taglia 50-52, e il tuo nome sarà rappresentato da donne belle, forti, solari, femminili, eleganti e non volgari, ma in carne!

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