Quando si tocca il
fondo si avverte inesorabile il bisogno di riemergere in qualche
modo, di risalire da quel dolore che per troppo tempo ti ha
schiacciata.
Ma davanti agli
occhi si innalza solamente una montagna e impauriti si rimane con il
naso in su a guardare quell'altezza insormontabile.
Un giorno poi,
d'improvviso, arriva quella forza tanto auspicava che permette di
rialzarsi ed intraprendere il sentiero che conduce al di la della
montagna, con il sentimento del combattente, emozionato e
adrenalinico per quel che potrebbe accadere.
Dopo giorni di
cammino su quel pendio cosi irto, cosi roccioso, cosi difficoltoso,
giunge la stanchezza e inevitabilmente ci si siede a metà percorso
per recuperare le forze.
Sfiniti e anche un
po' scoraggiati, ci si accascia al suolo, sdraiati sull'erba umida,
con le mani incrociate dietro la nuca e gli occhi al cielo azzurro.
La mente vaga come
le nuvole spinte dalle gelide raffiche di vento e i ricordi affiorano
come lame.
Nel frattempo nel
corpo borbotta quel magma di rabbia maledetta, fatto covare per
troppo tempo nel silenzio dei pensieri strazianti.
Questo cammino era
stato intrapreso in una mattina qualunque, non curante della data
segnata dal calendario, ma ci sono giorni che anche se hanno le
stesse caratteristiche di altri, sul calendario del cuore sono
scritti con l'inchiostro nero, nero come la pece, nero come
l'oscurità.
Un calendario
biologico che non dimentica gli anniversari.
È allora che il
laccio del tuo cuore si fa sempre più stretto e gela il sangue nelle
vene in sincro con il calo improvviso della temperatura esterna, come
se anch'essa si stesse impegnando a ricordarti la bufera di neve che
la tua anima sta attraversando.
Un forte dolore al
petto, poi … lacrime a fiumi che bagnano l'erba già umida, la
stessa sulla quale poggi la tua testa confusa, triste e impaurita.
Per l'occasione
l'anima, il cuore e la mente pensano bene di dare una festa per
celebrare la ricorrenza.
Una festa in stile
“emo”, con colori scuri e cupi e la tristezza a far da padrona,
ma il vero protagonista è il dolore, in tutto il suo splendore.
Ogni volta che
attraversa il salone del ricevimento, il dolore danza maestoso e
spavaldo e non ti resta che assistere al saggio, lasciandolo prendere
il sopravvento.
Ogni passo, ogni
movenza è un ricordo dei momenti tristi ma soprattutto di quelli
felici e la loro vista fa tremare il pavimento, come un terremoto di
massima intensità.
Sta calando la sera,
lo spettacolo continua, ma dovresti affrettarti a riprendere il
cammino per trovare un riparo per la notte, ma immobile decidi di
rimanere a goderti lo spettacolo, doloroso ma carico di significato,
anche a rischio di rimanere a dormire fuori, nonostante il freddo,
sotto un manto di stelle.
Il balletto ti ha
letteralmente drogata e nonostante il male procurato non puoi farne a
meno.
Al momento le tue
pile sono scariche e non hai voglia di cambiarle e riprendere il
cammino.
Forse un giorno lo
farai, per ripartire come prima, più di prima, ma quel giorno non è
oggi.