mercoledì 30 novembre 2016

La danza del dolore

Quando si tocca il fondo si avverte inesorabile il bisogno di riemergere in qualche modo, di risalire da quel dolore che per troppo tempo ti ha schiacciata.
Ma davanti agli occhi si innalza solamente una montagna e impauriti si rimane con il naso in su a guardare quell'altezza insormontabile.
Un giorno poi, d'improvviso, arriva quella forza tanto auspicava che permette di rialzarsi ed intraprendere il sentiero che conduce al di la della montagna, con il sentimento del combattente, emozionato e adrenalinico per quel che potrebbe accadere.
Dopo giorni di cammino su quel pendio cosi irto, cosi roccioso, cosi difficoltoso, giunge la stanchezza e inevitabilmente ci si siede a metà percorso per recuperare le forze.
Sfiniti e anche un po' scoraggiati, ci si accascia al suolo, sdraiati sull'erba umida, con le mani incrociate dietro la nuca e gli occhi al cielo azzurro.
La mente vaga come le nuvole spinte dalle gelide raffiche di vento e i ricordi affiorano come lame.
Nel frattempo nel corpo borbotta quel magma di rabbia maledetta, fatto covare per troppo tempo nel silenzio dei pensieri strazianti.
Questo cammino era stato intrapreso in una mattina qualunque, non curante della data segnata dal calendario, ma ci sono giorni che anche se hanno le stesse caratteristiche di altri, sul calendario del cuore sono scritti con l'inchiostro nero, nero come la pece, nero come l'oscurità.
Un calendario biologico che non dimentica gli anniversari.
È allora che il laccio del tuo cuore si fa sempre più stretto e gela il sangue nelle vene in sincro con il calo improvviso della temperatura esterna, come se anch'essa si stesse impegnando a ricordarti la bufera di neve che la tua anima sta attraversando.
Un forte dolore al petto, poi … lacrime a fiumi che bagnano l'erba già umida, la stessa sulla quale poggi la tua testa confusa, triste e impaurita.
Per l'occasione l'anima, il cuore e la mente pensano bene di dare una festa per celebrare la ricorrenza.
Una festa in stile “emo”, con colori scuri e cupi e la tristezza a far da padrona, ma il vero protagonista è il dolore, in tutto il suo splendore.
Ogni volta che attraversa il salone del ricevimento, il dolore danza maestoso e spavaldo e non ti resta che assistere al saggio, lasciandolo prendere il sopravvento.
Ogni passo, ogni movenza è un ricordo dei momenti tristi ma soprattutto di quelli felici e la loro vista fa tremare il pavimento, come un terremoto di massima intensità.
Sta calando la sera, lo spettacolo continua, ma dovresti affrettarti a riprendere il cammino per trovare un riparo per la notte, ma immobile decidi di rimanere a goderti lo spettacolo, doloroso ma carico di significato, anche a rischio di rimanere a dormire fuori, nonostante il freddo, sotto un manto di stelle.
Il balletto ti ha letteralmente drogata e nonostante il male procurato non puoi farne a meno.
Al momento le tue pile sono scariche e non hai voglia di cambiarle e riprendere il cammino.

Forse un giorno lo farai, per ripartire come prima, più di prima, ma quel giorno non è oggi.

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