È sabato. Fuori
piove a dirotto da questa mattina. Mi sono svegliata ed il cielo era
già grigio e più passavano le ore più si scuriva fino a
raggiungere un nero azzurrato che metteva quasi paura.
La pioggia scroscia
forte contro la finestra; ad interrompere il suo concerto solo il
tono lontano di un tuono secco e duro.
Il mio pensiero vola
al paese, la dove ho lasciato la mia vita, i miei affetti e il mio
cuore.
Non fa tanto freddo
e non posso nemmeno rassicurarmi sotto un caldo plaid, ma la
nostalgia di questo sabato la ricorderò per tutta la vita.
Mai come oggi la
pioggia mi ha fatto cosi tanta paura, forse perché richiama in me
sogni infranti e desideri nascosti, ricordi amari e una realtà
dolorosa.
Dalla finestra
guardo questo paesaggio tetro e con il naso creo un alone appannato
sul quale, in altri tempi, avrei disegnato un cuore. Ma questo non è
uno di quei momenti perché io non credo più di avere un cuore.
Batte solamente per svolgere la sua funzione vitale, anzi ci sono dei
giorni in cui batte cosi forte da farmi preoccupare e mi ricorda che
quel cuore c'è e anche se non lo avverto più e mi sembra
pietrificato batte ancora.
Non ho più
l'impulso di disegnare quel cuore perché il mio è vuoto anche se
ogni tic fa eco ad un nome ben preciso, un nome che io conosco bene,
ma per affrontare il dolore e far coraggio a me stessa ti dico che
quel tic io non lo sento.
Come si dice “Non
c'è miglior sordo di chi non vuole sentire”.
E al ritmo cardiaco
anche la mente ripete sempre la stessa litania.
Guardo dalla
finestra e vedo tutta la vita che c'è, ma soprattutto quella che sta
passando senza accorgermene.
Io non vivo le
giornate, le attraverso! Mi alzo dal letto perché il sole sorge e
vado a letto perché la luna ha preso il suo posto, ma in centro c'è
il vuoto, un buco cosi nero da non permettere la visione nemmeno a
pochi centimetri.
Ogni giorno
fortunatamente passa con molta celerità e ogni sera ringrazio Dio
per averlo fatto passare anche questa volta perché alle volte la
mattina non so proprio da dove cominciare per affrontarlo.
Un giorno in meno o
uno in più, dipende dai punti vista! Per me sono entrambi...
La giornata di oggi
descrive esattamente la mia vita da un paio di mesi: guardo alla
finestra in attesa di qualcosa. Io aspetto e l'attesa è snervante
perché per quanta pazienza io possa avere insieme all'attesa cresce
l'angoscia e questa mi spezza il fiato.
Come un albero
d'autunno sto perdendo le mie foglie e ogni colore del paesaggio
esprime la J di adesso: rosso come il sangue della mia lotta, verde
come la speranza di vincere, giallo e marrone come l'autunno del mio
cuore. E ancora, nero come la mia anima!
Passerà, come
l'autunno e arriverà una nuova stagione, ancora più fredda e
gelida, ancora più spenta e io alla finestra ancora attenderò!
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